Giugno 8, 2025

Governo

Referendum 8-9 giugno: Landini attacca chi invita all’astensione

A pochi giorni dai referendum dell’8 e 9 giugno, al quale abbiamo dedicato un articolo informativo, il segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, ha ribadito con forza l’importanza della partecipazione al voto, definendo l’astensione un atto irresponsabile e una strategia politica per indebolire la democrazia.

L’appello di Landini: “Andate a votare”

Durante l’evento di chiusura della campagna referendaria a Roma, Landini ha sottolineato che l’unico modo per cambiare le leggi contestate è raggiungere il quorum, ovvero il 50%+1 degli aventi diritto al voto. Ha attaccato duramente chi invita all’astensione, definendolo “paraculaggine”, e ha accusato il governo di voler boicottare il referendum per evitare il confronto su temi cruciali come il Jobs Act, i contratti a termine e la precarietà lavorativa.

Le critiche al governo e la battaglia per i diritti

Landini ha risposto alle dichiarazioni della premier Giorgia Meloni, che ha definito il referendum una questione interna alla sinistra. Il leader della CGIL ha ribattuto affermando che l’obiettivo è cancellare leggi sbagliate, indipendentemente da chi le ha introdotte, e tutelare i lavoratori.

Un referendum che mobilita il Paese

Secondo Landini, la campagna referendaria ha riacceso la partecipazione democratica, con sempre più cittadini che si informano e si mobilitano per il voto. Ha definito il referendum una “prova straordinaria di democrazia”, sottolineando che chi invita a non votare sta rafforzando un modello autoritario.

Il monito del Presidente della Repubblica

Anche il Presidente della Repubblica ha lanciato un messaggio chiaro da Genova, affermando che boicottare un referendum significa indebolire la democrazia e che la partecipazione popolare è un valore da difendere.

Verso il voto: riuscirà il referendum a raggiungere il quorum?

Con il voto ormai imminente, resta da vedere se la mobilitazione riuscirà a garantire la soglia necessaria per rendere valido il referendum. Landini e i promotori continuano a spingere per una massiccia affluenza alle urne, mentre il governo mantiene una posizione più defilata.

Referendum dell’8 giugno: perché votare SÌ o NO?

Mentre il governo Meloni e gran parte dell’informazione italiana mantengono un silenzio assordante sul referendum dell’8 giugno, abbiamo pensato di raccontarvi ciò che sembrano quasi volere “nascondere”. Le consultazioni riguardano temi cruciali per il lavoro e la cittadinanza, ma senza una reale informazione, il rischio è che l’affluenza sia troppo bassa per incidere. Saremo noi a spiegarvi nel dettaglio i quesiti, le implicazioni e le ragioni dietro questo silenzio mediatico. Perché un voto consapevole è un voto che conta.

Il referendum abrogativo offre la possibilità di cancellare o mantenere alcune norme attualmente in vigore. Ma quali sono le ragioni per votare e quali per votare NO?

Le ragioni per votare SÌ

Chi sostiene il ritiene che le norme attuali siano ingiuste o inefficaci e che la loro abrogazione possa portare a miglioramenti concreti:

  • Tutela dei lavoratori: L’abrogazione del contratto a tutele crescenti permetterebbe il reintegro dei lavoratori licenziati senza giusta causa, garantendo maggiore sicurezza occupazionale.
  • Maggiore equità per le piccole imprese: Eliminare il tetto massimo alle indennità per licenziamenti illegittimi garantirebbe risarcimenti più equi ai lavoratori.
  • Più garanzie nei contratti a termine: L’abrogazione delle norme attuali renderebbe più difficile il ricorso ai contratti precari, favorendo la stabilità lavorativa.
  • Sicurezza sul lavoro: Eliminare l’esclusione della responsabilità solidale nei contratti di appalto aumenterebbe la tutela dei lavoratori in caso di infortuni.
  • Cittadinanza più accessibile: Dimezzare da 10 a 5 anni il requisito di residenza per ottenere la cittadinanza italiana faciliterebbe l’integrazione degli stranieri. Questo quesito, in particolare, aiuterebbe a ridurre i tempi della burocrazia e graverebbe, quindi, meno sulle nostre tasse.

Le ragioni per votare NO

Chi sostiene il NO ritiene che le norme attuali siano necessarie per garantire stabilità economica e sociale:

  • Mantenere la flessibilità occupazionale: Il contratto a tutele crescenti favorisce le assunzioni, evitando rigidità che potrebbero scoraggiare le imprese.
  • Proteggere le piccole imprese: Eliminare il tetto massimo alle indennità potrebbe mettere in difficoltà le aziende più piccole, aumentando i costi e riducendo le assunzioni.
  • Evitare vincoli eccessivi nei contratti a termine: Le attuali norme permettono alle imprese di adattarsi alle esigenze del mercato, evitando rigidità che potrebbero frenare l’occupazione.
  • Limitare i costi per le aziende: Mantenere l’attuale normativa sulla responsabilità negli appalti evita oneri aggiuntivi per le imprese, garantendo competitività.
  • Cittadinanza con criteri più rigidi: Alcuni ritengono che ridurre il requisito di residenza possa abbassare gli standard di integrazione e creare problemi burocratici.

L’importanza della partecipazione

Indipendentemente dalla posizione, è fondamentale partecipare al voto. Il referendum abrogativo richiede il raggiungimento del quorum del 50% + 1 degli aventi diritto per essere valido. Senza una sufficiente affluenza, il risultato non avrà effetti concreti.

Qualunque sia la tua opinione, informarsi e votare è essenziale per contribuire al futuro del Paese. Ed è inoltre necessario che si voti a prescindere dalla propria idea al riguardo, nel rispetto dei valori democratici.