Con un investimento iniziale di 700 milioni di euro, l’Italia ha ufficialmente avviato il programma di riarmo terrestre che prevede l’introduzione dei nuovi veicoli corazzati Lynx KF-41.
Il progetto, parte di un piano più ampio da 23 miliardi di euro, mira a rinnovare profondamente la componente meccanizzata dell’Esercito Italiano, sostituendo i vetusti Dardo e rafforzando la capacità operativa in scenari di guerra convenzionale e asimmetrica.
Il veicolo scelto è il Lynx KF-41, blindato da combattimento per la fanteria prodotto dalla joint venture Leonardo Rheinmetall Military Vehicles (LRMV), con sede a Roma e centro operativo a La Spezia. Il programma prevede la realizzazione di 1.050 veicoli da fanteria e 280 carri armati, articolati in 16 varianti tra cui trasporto truppe, comando, difesa aerea e supporto pesante con cannone da 120 mm. Le prime consegne sono attese entro il 2026, con piena operatività prevista entro il 2030.
Il Lynx KF-41 è un veicolo cingolato modulare, progettato per offrire elevata protezione, mobilità e potenza di fuoco. Può trasportare fino a otto soldati equipaggiati, è dotato di un cannone da 30 mm, sistemi anticarro e difesa attiva, e può raggiungere i 70 km/h su strada con un’autonomia di circa 500 km. La joint venture LRMV sarà responsabile dell’integrazione dei sistemi e della produzione, con Leonardo che deterrà il 60% della partecipazione e Rheinmetall Italia che gestirà circa il 10% del lavoro complessivo del gruppo tedesco. Questo accordo rafforza la filiera industriale nazionale e punta a generare migliaia di posti di lavoro diretti e indiretti.
L’investimento si inserisce in un contesto europeo di crescente attenzione alla difesa, in risposta alle tensioni geopolitiche e alla necessità di rafforzare la deterrenza. Il programma italiano segue l’esempio di altri paesi NATO che stanno rinnovando le proprie forze terrestri, e rappresenta una svolta rispetto alla tradizionale prudenza in materia di spesa militare. Tuttavia, il riarmo solleva interrogativi etici e politici: quali sono le priorità di sicurezza nazionale? Quale equilibrio tra difesa e diplomazia? E come garantire trasparenza e controllo democratico su investimenti di tale portata?

