La Cina ha lanciato un monito diretto all’Unione Europea, esortandola a non “sfidare” la Risoluzione 2758 delle Nazioni Unite, approvata nel 1971, che sancì il riconoscimento della Repubblica Popolare Cinese come unico rappresentante della Cina presso l’ONU, escludendo Taipei. Il Ministero degli Esteri cinese ha definito le recenti dichiarazioni europee una “distorsione” del testo della risoluzione, accusando Bruxelles di inviare “segnali errati” alle forze indipendentiste taiwanesi.
La risposta cinese arriva dopo che l’UE ha chiarito che la Risoluzione 2758 riguardava esclusivamente un cambio di rappresentanza e non affrontava lo status giuridico di Taiwan. Secondo il Parlamento europeo, la risoluzione non impedisce agli Stati membri di intrattenere relazioni con Taipei, né nega la possibilità di riconoscere Taiwan come entità distinta.
Pechino, invece, insiste sul fatto che la risoluzione ha risolto “in modo definitivo, politico, giuridico e procedurale” la questione della rappresentanza della Cina, includendo Taiwan come parte integrante del suo territorio. L’ambasciatore cinese in Italia ha ribadito che “l’autorità della Risoluzione 2758 non può essere messa in discussione” e ha accusato l’UE di manipolare la storia e violare il diritto internazionale.
Taiwan, dal canto suo, ha denunciato l’uso “fuorviante” della risoluzione da parte di Pechino, sostenendo che la Cina stia cercando di costruire una base legale per giustificare future azioni aggressive contro l’isola.

