La Russia sta rafforzando in modo significativo la propria presenza militare nel continente africano, con un contingente che ha raggiunto tra i 3.200 e i 5.000 soldati distribuiti in almeno otto Paesi, rispetto ai circa 2.000 del 2020. Questo incremento si inserisce in una strategia più ampia volta a consolidare l’influenza di Mosca in aree chiave del continente, in particolare nel Sahel, nell’Africa centrale e ora anche nell’Africa occidentale. Le missioni russe si concentrano su tre obiettivi principali: protezione dei regimi alleati, lotta alle insurrezioni jihadiste e sicurezza dei siti strategici di risorse naturali, come petrolio, gas, uranio e coltan.
Uno degli sviluppi più recenti riguarda la Guinea Equatoriale, dove Mosca ha schierato circa 200 istruttori militari per addestrare le guardie presidenziali e rafforzare la sicurezza del regime di Teodoro Obiang, al potere dal 1979. Secondo quanto riportato da Kulturjam e Reuters, gli istruttori operano nelle principali città del Paese, e si parla anche della possibile costruzione di una base militare permanente a Malabo, capitale della Guinea Equatoriale. Durante una visita a Mosca, Obiang ha ringraziato il presidente Vladimir Putin per il supporto militare, sottolineando il ruolo della Russia come garante della stabilità interna.
Parallelamente, Mosca sta negoziando un’espansione anche nella Repubblica Democratica del Congo, dove intende proteggere siti di estrazione mineraria e rafforzare la cooperazione tecnico-militare. La Russia ha già accordi di difesa con oltre 30 Stati africani, e la firma di nuovi protocolli è attesa nei prossimi mesi.

Questa espansione è coordinata dal Ministero della Difesa russo attraverso una nuova struttura chiamata Afrika Korps, che ha sostituito la precedente rete di mercenari legata al gruppo Wagner. Il vice ministro della Difesa Yunus-Bek Yevkurov ha visitato numerosi Paesi africani per consolidare alleanze e supervisionare le operazioni. Secondo il Centro Studi Eurasia e Mediterraneo, l’Afrika Korps è parte di una strategia per contrastare l’influenza neocoloniale occidentale e promuovere una cooperazione paritaria con gli Stati africani.
La Russia ha inoltre aperto nuove ambasciate, come quella in Guinea Equatoriale, e ha superato la Cina come principale venditore di armi nell’Africa subsahariana, con una quota di mercato del 26% tra il 2018 e il 2022. Questo rafforzamento diplomatico e militare si accompagna a un crescente favore popolare in molti Paesi africani, dove Mosca è percepita come alternativa all’Occidente.
Le conseguenze
L’espansione militare russa in Africa potrebbe avere ripercussioni geopolitiche profonde. Da un lato, Mosca consolida un arco di influenza che va dal Golfo di Guinea al Mar Rosso, passando per il Sahel, creando una rete di Stati amici che potrebbero ridefinire gli equilibri regionali. Dall’altro, la crescente presenza russa rischia di accentuare la competizione con le potenze occidentali, in particolare Francia e Stati Uniti, già in ritirata in molte aree del continente.
Sul piano interno, la protezione offerta da Mosca potrebbe rafforzare regimi autoritari, riducendo lo spazio per riforme democratiche. Tuttavia, per molti governi africani, il supporto russo rappresenta una garanzia di sovranità e una risposta alle minacce jihadiste e alle pressioni esterne.
Infine, l’accesso russo a risorse strategiche come uranio, coltan e petrolio potrebbe influenzare i mercati globali e aumentare la dipendenza energetica dell’Europa e dell’Asia da rotte controllate indirettamente da Mosca. L’Africa, ancora una volta, si conferma terreno cruciale per le grandi manovre della politica internazionale.

