12 Dicembre 2025

La Corte di giustizia dell’Ue contro il governo italiano: “I Paesi sicuri devono essere validati dai tribunali”

La Corte di giustizia dell’Unione Europea ha indirizzato un duro colpo alle politiche migratorie del governo italiano, stabilendo che la designazione dei cosiddetti “Paesi sicuri” deve essere soggetta a una verifica giurisdizionale approfondita. L’intervento dei giudici di Lussemburgo nasce da un quesito posto dal Tribunale di Roma, a proposito dell’accordo tra Italia e Albania che prevede il trasferimento dei migranti in centri albanesi. La sentenza afferma chiaramente che la scelta di considerare un Paese “non problematico” deve basarsi su informazioni trasparenti e accessibili, e che i migranti devono poter contestare tale classificazione attraverso strumenti legali effettivi.

Il governo italiano ha reagito con fermezza, accusando la Corte di invadere uno spazio che non le compete e ribadendo che la responsabilità su queste questioni è politica e non giudiziaria. In una nota, Palazzo Chigi ha difeso la legittimità degli accordi bilaterali con Paesi terzi come parte integrante della strategia nazionale per la gestione dei flussi migratori e ha espresso il timore che l’ingerenza della giustizia europea possa ostacolare le procedure di rimpatrio, rallentando gli iter burocratici e riducendo l’efficacia delle politiche di contrasto all’immigrazione illegale.

La decisione della Corte evidenzia la crescente tensione tra l’autonomia degli Stati membri e l’azione giuridica dell’UE, ponendo Roma davanti a un bivio politico e normativo. In vista dell’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo previsto per giugno 2026, il governo sarà probabilmente chiamato a rivedere la lista dei Paesi sicuri, con possibili impatti rilevanti sulla gestione dei rimpatri e sulla narrativa istituzionale italiana in materia di migrazione.

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