L’Australia invia carri armati Abrams all’Ucraina, ma Washington non è convinta.
L’Australia ha iniziato a spedire 49 carri armati M1A1 Abrams dismessi verso l’Ucraina. Si tratta di mezzi corazzati di fabbricazione americana, noti per la loro potenza ma anche per la complessità logistica e i costi elevati di manutenzione. I carri sono attualmente in viaggio via mare, anche se il governo australiano non ha rivelato dove si trovino o quando arriveranno, citando motivi di sicurezza.
Durante un incontro notturno a Roma, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha ringraziato il primo ministro australiano Anthony Albanese per l’invio, confermando che la flotta è ufficialmente diretta al fronte.
I carri armati sono americani, quindi l’Australia, prima di cederli a un altro Paese, ha dovuto ottenere l’autorizzazione da Washington. Questa è una prassi comune nei contratti militari per controllare la destinazione finale degli armamenti sensibili.
Sebbene gli Stati Uniti abbiano dato il via libera, diversi funzionari a Washington hanno espresso, in forma anonima, frustrazione per la decisione australiana. Uno di loro ha spiegato che
“già l’anno scorso avevamo avvertito l’Australia: questi carri sono difficili da gestire, e una volta sul campo l’Ucraina potrebbe avere problemi a mantenerli operativi”.
Gli Abrams sono macchine molto avanzate, progettate per essere usate da eserciti dotati di una logistica complessa, pezzi di ricambio, carburanti speciali e tecnici qualificati. L’Ucraina, già sotto pressione per sostenere il suo esercito, potrebbe faticare a mantenerli in funzione.
Il ministro della Difesa australiano Richard Marles ha preferito non commentare direttamente queste preoccupazioni, ma ha assicurato che tutto si sta svolgendo in coordinamento con gli Stati Uniti e l’Ucraina.
Questa vicenda mostra come anche gli aiuti militari all’Ucraina siano soggetti a equilibri delicati tra alleati. Da un lato c’è il bisogno urgente di armamenti per resistere all’invasione russa, dall’altro ci sono dubbi sull’efficacia e la sostenibilità di certi equipaggiamenti. Inoltre, mette in luce il ruolo crescente dell’Australia nella coalizione di Paesi che supportano Kyiv, nonostante si trovi dall’altra parte del mondo.