
In un annuncio a sorpresa, il presidente russo Vladimir Putin ha offerto a Kiev di avviare negoziati diretti a Istanbul il 15 maggio, con l’obiettivo non solo di ottenere un cessate il fuoco, ma di porre le basi per un accordo di pace a lungo termine, senza condizioni preliminari. Putin ha accusato l’Ucraina e in particolare l’Occidente di aver sabotato le intese raggiunte nel primo anno di guerra.
Il leader del Cremlino ha confermato che le operazioni militari russe sono ancora in corso, ma ha dichiarato che Mosca sta considerando la possibilità di estendere la tregua di tre giorni già in vigore, a seconda dell’atteggiamento ucraino. Ha anche criticato duramente i recenti attacchi di Kiev su Mosca, definendoli intimidatori.
Putin ha infine ringraziato pubblicamente i Paesi che hanno sostenuto la Russia, citando in particolare la Cina, con cui ha annunciato un ulteriore rafforzamento dei legami in vista delle celebrazioni in programma a Pechino sulla fine della guerra contro il Giappone. Menzionati anche Brasile e Stati africani come alleati di rilievo.
Questa mossa apre, per la prima volta da mesi, uno spiraglio concreto verso una de-escalation diplomatica. Il fatto che la proposta venga senza condizioni e con una sede già fissata come Istanbul — neutra e simbolicamente forte — segnala una volontà, almeno formale, di trattare. Tuttavia, il linguaggio usato da Putin e le accuse a Kiev mostrano che resta alta la sfiducia reciproca. Resta da vedere se si tratterà di un vero passo verso la pace o solo di una manovra tattica in vista di pressioni internazionali e della visita imminente di Trump nella regione.