Giugno 8, 2025

Maggio 2025

Anduril presenta Fury, il drone da combattimento che affiancherà i caccia americani

L’azienda statunitense Anduril, fondata da Palmer Luckey (creatore dell’Oculus Rift), ha svelato in anteprima il suo nuovo progetto per la US Air Force: Fury, un caccia da combattimento senza pilota, progettato per volare accanto agli aerei tradizionali come una sorta di “compagno leale”.

Un video concettuale mostrato dalla CBS ha simulato una missione in cui tre Fury volano in formazione davanti a un caccia pilotato, individuano un aereo nemico e lo attaccano prima che il pilota umano sia visibile o entro portata. In pratica, questi droni agiscono come esploratori armati e protettori del pilota.

Brian Schimpf, CEO di Anduril, ha spiegato:

“Questi droni volano davanti ai caccia pilotati, individuano per primi il nemico e possono ingaggiarlo molto prima che un caccia con pilota debba entrare in azione.”

Questo tipo di missione rientra nella nuova dottrina dell’Aeronautica USA, che prevede che i suoi futuri caccia più avanzati volino in formazione con droni autonomi oppure che i droni vengano impiegati in modo indipendente.

Fury sarà una componente chiave del F-47, il caccia stealth di sesta generazione sviluppato da Boeing. Tuttavia, il programma dovrebbe essere compatibile anche con i modelli attuali come l’F-35 Lightning II e l’F-22 Raptor.

Il progetto Fury rappresenta un passo concreto verso il futuro del combattimento aereo: uno in cui l’intelligenza artificiale e l’autonomia dei droni lavorano al fianco dei piloti, aumentandone la sopravvivenza e l’efficacia. Inoltre, produrre droni a basso costo e in grandi quantità potrebbe essere la risposta alla progressiva riduzione numerica della flotta americana. In un mondo in cui il dominio aereo è sempre più conteso, portare “massa nei cieli” è diventata una priorità strategica.

Guerra India-Pakistan: attacchi reciproci e cessate il fuoco in bilico

Il conflitto tra India e Pakistan continua ad aggravarsi, con bombardamenti lungo la Linea di Controllo del Kashmir e operazioni militari su entrambi i fronti. L’India ha lanciato attacchi su sei località pakistane, causando oltre 25 vittime civili, mentre Islamabad ha abbattuto cinque aerei indiani e colpito obiettivi militari in risposta.

L’Operazione Sindoor, avviata dall’India, è stata giustificata come ritorsione per l’attentato terroristico del 22 aprile a Pahalgam, che ha provocato 26 morti tra i turisti indiani. Nuova Delhi accusa Islamabad di sostenere gruppi armati responsabili dell’attacco, ma il Pakistan respinge le accuse, sostenendo che l’India stia cercando di destabilizzare la regione con offensive militari.

Sul piano diplomatico, Donald Trump ha annunciato un possibile cessate il fuoco immediato, frutto di negoziati internazionali guidati dagli Stati Uniti. Tuttavia, le tensioni restano alte e la tregua potrebbe essere fragile.

L’ONU ha espresso preoccupazione e ha sollecitato entrambe le parti alla moderazione. Nel frattempo, la Cina ha chiesto un approccio diplomatico per evitare un’escalation incontrollata, mentre il Regno Unito e la Francia monitorano la situazione con attenzione.

L’incertezza sulle intenzioni di entrambe le nazioni rende difficile prevedere l’evoluzione del conflitto. Se il cessate il fuoco verrà rispettato, sarà un primo passo verso la stabilizzazione della regione.

Putin propone colloqui diretti a Istanbul il 15 maggio per un cessate il fuoco e un accordo di pace duraturo

In un annuncio a sorpresa, il presidente russo Vladimir Putin ha offerto a Kiev di avviare negoziati diretti a Istanbul il 15 maggio, con l’obiettivo non solo di ottenere un cessate il fuoco, ma di porre le basi per un accordo di pace a lungo termine, senza condizioni preliminari. Putin ha accusato l’Ucraina e in particolare l’Occidente di aver sabotato le intese raggiunte nel primo anno di guerra.

Il leader del Cremlino ha confermato che le operazioni militari russe sono ancora in corso, ma ha dichiarato che Mosca sta considerando la possibilità di estendere la tregua di tre giorni già in vigore, a seconda dell’atteggiamento ucraino. Ha anche criticato duramente i recenti attacchi di Kiev su Mosca, definendoli intimidatori.

Putin ha infine ringraziato pubblicamente i Paesi che hanno sostenuto la Russia, citando in particolare la Cina, con cui ha annunciato un ulteriore rafforzamento dei legami in vista delle celebrazioni in programma a Pechino sulla fine della guerra contro il Giappone. Menzionati anche Brasile e Stati africani come alleati di rilievo.

Questa mossa apre, per la prima volta da mesi, uno spiraglio concreto verso una de-escalation diplomatica. Il fatto che la proposta venga senza condizioni e con una sede già fissata come Istanbul — neutra e simbolicamente forte — segnala una volontà, almeno formale, di trattare. Tuttavia, il linguaggio usato da Putin e le accuse a Kiev mostrano che resta alta la sfiducia reciproca. Resta da vedere se si tratterà di un vero passo verso la pace o solo di una manovra tattica in vista di pressioni internazionali e della visita imminente di Trump nella regione.